Vin: Come quel tale che ho conosciuto a El Paso. Un giorno si è spogliato ed è saltato su una pianta di cactus. Gli ho fatto la stessa domanda: «Perché?».
Calvera: E lui?
Vin: Disse che gli era parsa una buona idea, al momento.
Questa citazione tratta da “I magnifici sette” mi è venuta in mente quando, nel “99, due giorni dopo l’eclissi, è entrato nello studio un ragazzo che mi ha detto che ancora vedeva una macchia scura al centro del campo visivo. Due giorni prima aveva visto tutta l’eclissi, “in fondo – ha detto – avevo gli occhiali da sole, sennò perché si chiamano così?” e da allora non aveva più smesso di vedere quella macchia.
Certo, guardare il sole ad occhio nudo, gli era parsa una buona idea, al momento ottima, proprio come saltare nudo su un cactus.
Fortuna per lui che le conseguenze non siano state disastrose (dopo qualche mese ha ripreso a vedere, con qualche difficoltà a distinguere i colori), ma ha davvero rischiato l’incapacità totale e permanente di leggere, guidare ed usare la visione centrale.
Certo, lo sappiamo tutti che non bisogna fissare il sole, eppure ogni tanto ci ritroviamo qualcuno con gravi danni alla retina per esserselo scordato. Sembrerebbe quasi impossibile fissare il sole non protetti eppure c’è perfino chi ha fissato l’eclissi solare col binocolo per poterla vedere meglio!
La luce è energia. Una luce molto intensa trasmette moltissima energia. Pensate a quanta energia può trasmettere un raggio laser, che altro non è che luce coerente ed organizzata.
Anche la fiamma da saldatore è pericolosa: senza gli appositi occhiali, può davvero far male, molto male. I danni in questi casi variano dal tipo di luce e dal tempo di esposizione, ma non è il caso di rischiare.
Fissare direttamente il sole, comporta tanti rischi per l’occhio. Il più doloroso è la Fotocheratite (letteralmente: danno alla cornea provocato dalla luce), vera “scottatura” della cornea, che può portare anche alla perdita della vista per un paio di giorni.
Se poi è la macula, la zona centrale della retina, ad essere colpita dai raggi solari si può arrivare anche a danni permanenti. In questo caso si rischia una “maculopatia fototraumatica”, un danno che può essere irrimediabile poiché, in alcuni casi, provoca una cicatrice retinica (e quindi una perdita di funzionalità) proprio sulla macula, che è il punto della retina deputato alla visione dei volti, alla lettura, alla guida, ecc., e non sono possibili terapie specifiche che permettano di recuperare il danno.
Se avete provato almeno una volta a focalizzare i raggi del Sole su un punto attraverso una lente d’ingrandimento, ricorderete che l’energia concentrata in quel punto era così notevole da accendere una sigaretta o un fuoco.
Anche nei nostri occhi è presente una piccola lente: guardando il Sole, le “lenti” dei nostri occhi concentrano la luce del Sole e la focalizzano tutta in un punto della retina. Questo può causare danni permanenti agli occhi fino alla cecità.
Le conseguenze di questa esposizione eccessiva alla radiazione solare non si fanno notare subito perché questa parte dell’occhio non possiede terminazioni nervose che diano sensazioni di dolore; ci si accorge dei danni subiti dopo molte ore.
La radiazione solare non è composta di sola luce visibile, ma anche di raggi X, ultravioletti e infrarossi, nonché di onde radio.
Le diverse parti del nostro occhio lasciano filtrare solo la luce visibile fino alla retina, ma non è sufficiente usare dei filtri che blocchino la sola luce visibile: anche il resto della radiazione solare può essere estremamente dannosa.
La radiazione solare che raggiunge la superficie terrestre spazia dalla luce ultravioletta a lunghezze d’onda superiori a 2900 nanometri, sino alle radioonde. L’esposizione ambientale a livelli elevati di radiazione solare ultravioletta, accelera l’invecchiamento degli strati esterni dell’occhio, la pelle, e spinge lo sviluppo della cataratta. Gli effetti immediati si verificano osservando direttamente il sole senza una protezione adeguata. L’occhio lascia passare la maggior parte della radiazione (e quindi dell’energia) compresa tra 3.800 e 14.000 nanometri verso la retina, sensibile alla luce, con conseguente bruciatura di quest’ultima.
Esporre la retina alla luce intensa innesca una serie di complesse reazioni chimiche nei bastoncelli e nei coni. Il susseguirsi di queste reazioni inibisce la capacità delle cellule di reagire alla luce e può, nei casi più estremi, portare alla loro distruzione. A seconda dell’entità del danno, l’osservatore può subire sia una perdita temporanea che permanente della funzionalità dell’occhio.
Quando le onde della luce visibile attraversano l’occhio, vengono assorbite dal pigmento epiteliale nero dietro la retina. L’energia è convertita in calore e può letteralmente “cuocere” le parti esposte. La fotocoagulazione distrugge coni e bastoncelli lasciando la zona della retina interessata permanentemente offesa. Sia il danno fotochimico che quello termico avvengono senza che la vittima ne sia consapevole poiché nella retina non ci sono recettori di allarme e gli effetti ottici non si manifestano che diverse ore dopo che il danno è avvenuto.
Perciò una raccomandazione tanto fondamentale quanto ovvia è quella di non guardare mai direttamente il sole.
Nel caso in cui lo si voglia osservare – ad esempio quando si verifica un’eclissi solare – è necessario fare uso di filtri speciali. Se vogliamo goderci lo spettacolo bisogna usare i filtri specifici per la visione del sole in uso agli astrofili (non bastano assolutamente quelli degli occhiali scuri), ma una discreta ed economica alternativa è rappresentata dalle maschere da saldatura a protezione 13 o 14. I filtri usati per la saldatura sono molto comuni e possono essere utilizzati come filtri solari sicuri. Si trovano nelle ferramenta più fornite. L’intensità dei filtri più comuni va da 12 a 14, ma l’immagine del Sole attraverso un filtro 12 è molto luminosa e può risultare poco confortevole, pertanto sono da preferire valori di opacità di 13 o 14.