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Quante volte si sentono i piccoli pronunciare frasi come “Non voglio tornare a scuola!”

I disturbi visivi del bambino e il rendimento scolastico possono essere correlati.

La fine delle vacanze estive preannuncia, col mese di settembre, il ritorno a regole, orari ed impegni non sempre ben sopportati dagli scolari. Dopo i giorni trascorsi lontano dai libri, divertendosi con gli amici e con i genitori, il ritorno a scuola può rivelarsi un evento traumatico, tanto da generare ansia, irritazione e nottate in bianco.

Le cause di tale insofferenza vanno dalla paura di non riuscire ad ottenere buoni risultati all’apprensione per il passaggio ad una nuova classe (molto frequente passando dalle elementari alle medie), fino all’affrontare un difficile rapporto con nuovi compagni e professori. Tutto questo appare evidente; quello che appare meno evidente è che alla base dell’avversione allo studio dei bambini possono esserci dei disturbi visivi.

Mio figlio non vuole andare a scuola: quali potrebbero essere le cause?

Diversi genitori tendono a sottostimare l’importanza di una capacità visiva ottimale nei bambini. Non è raro che la prima visita oculistica venga rimandata di anno in anno, soprattutto quando i difetti visivi non appaiono in tutta la loro evidenza.

In realtà, i disturbi in grado di offuscare la vista dei più piccoli sono molto diffusi. I più comuni sono la miopia, l’astigmatismo e l’ipermetropia. Un semplice controllo permetterà di prevenire la riduzione progressiva della vista, ossia l’ambliopia. Quest’ultima, se trascurata e non affrontata con trattamenti idonei, potrebbe assumere una forma permanente superati gli 8 anni d’età.

È meno frequente (interessa circa il 3% dei bambini), ma può portare chi ne è colpito ad allontanarsi dai libri per le difficoltà incontrate durante la lettura, è lo strabismo che, in alcuni casi, può provocare la perdita della vista.

non voglio tornare a scuola

Come andare bene a scuola intervenendo su eventuali disturbi visivi

La miopia, l’astigmatismo e l’ipermetropia sono i più conosciuti disturbi della rifrazione, ossia della capacità di vedere nitido. Chi è miope vede male da lontano e bene da vicino, chi è ipermetrope per vedere deve fare un continuo sforzo. L’astigmatismo, che fa vedere male a tutte le distanze, è dovuto ad una curvatura anomala della cornea, è può essere associato sia alla miopia che all’ipermetropia.

Un’immagine sfocata richiede sempre uno sforzo per essere interpretata, e quindi può rappresentare un problema grave per chi è costretto per diverse ore al giorno ad osservare quanto scritto su una lavagna, a leggere e a scrivere. La difficoltà nel mettere a fuoco le immagini rende faticoso e difficile l’apprendimento, e quindi più problematico il ritorno a scuola dopo le vacanze. Un bambino è un professionista della crescita, sia fisica che psichica. Per crescere nel fisico ha bisogno di cibo, per crescere nella psiche ha bisogno di conoscenza e di esperienza.

Se un bambino non vuole mangiare, giustamente i genitori si preoccupano: il rifiuto del cibo è segno che c’è qualcosa che non va, e normalmente spinge i genitori ad intervenire. Allo stesso modo un bambino che non è curioso ed evita di acquisire nuove conoscenze ed esperienze, deve preoccupare i genitori: il rifiuto di nutrimento mentale è segno di qualcosa che non va, e deve spingere i genitori ad intervenire.

Se un bambino non vuole mangiare, la prima cosa da accertare è che non abbia carie o infiammazioni alla bocca, poi, se l’inappetenza continua, si cercheranno altre cause. Se il bambino si rifiuta di leggere e studiare la prima cosa da fare è che non ci siano ametropie come miopia, ipermetropia ed astigmatismo, poi, se la svogliatezza continua, si cercheranno altre difficoltà visive.

Quindi il primo passo da fare è una completa visita optometrica per determinare la presenza di miopia, ipermetropia ed astigmatismo, ed eventualmente compensarli con un buon paio di occhiali, Spesso un bambino che non vuole ha paura di andare a scuola non è in grado di comunicare a genitori o insegnanti (o teme di farlo) un probabile disturbo.

Non voglio tornare a scuola

Non voglio tornare a scuola: L’importanza di una visita oculistica e il ruolo dei centri ottici

Se è fondamentale sottoporre i più piccoli ad un esame della vista entro i primi 3 anni d’età, per poi ripeterlo periodicamente nel corso dell’età scolastica, al fine di compensare l’eventuale presenza di miopia, ipermetropia o astigmatismi, occorre precisare che la visione può non essere efficace a causa di altre disabilità.

Per uno studente non basta vedere nitido da lontano e da vicino, occorre anche:

  • che gli occhi sappiano funzionare insieme (primo grado di fusione);
  • che il cervello sia in grado di sovrapporre le due immagini provenienti da ciascun occhio (secondo grado di fusione);
  • che sia in grado di valutare distanze e profondità (stereopsi, o terzo grado di fusione),
  • che siano in grado di passare da mettere a fuoco da lontano a da vicino (facilità accomodativa), di muovere gli occhi agevolmente e con precisione nella lettura (fissazioni e saccadi).

Tante incapacità, che normalmente non sono valutate, possono essere alla base non solo di piccoli disagi nell’apprendere, ma anche di DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento, quali dislessia, discalculia, disortografia, disprassia ecc.).

Eseguire l’analisi delle abilità visive indispensabili per l’apprendimento è importante perché sono quasi tutte migliorabili con esercizi specifici, e se migliorano le abilità visive, migliorano anche i risultati scolastici e la voglia di studiare.
Se il bambino è svogliato, un esame delle abilità visive presso un centro ottico Lisi & Bartolomei, può far ritrovare la voglia di apprendere.

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