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Un esame ottico è un test accurato per la misurazione della pressione e della vista eseguito al fine di verificare la presenza di disturbi visivi come: miopia, ipermetropia, astigmatismo e presbiopia.

Prima protagonista di questa visita è la retina è lo strato dell’occhio formato da cellule nervose, che ha il compito di elaborare la luce, trasformandola in impulsi elettrici da inviare, per il tramite del nervo ottico, al cervello. Si tratta del tessuto più interno del globo oculare, ed è possibile  vederlo solo con gli strumenti adeguati.

Lo studio della retina è importantissimo ai fini di individuare eventuali patologie, e quindi è fondamentale la competenza del medico oculista.

Le figure a confronto: che differenza c’è tra ottico e optometrista?

È facile confondere le figure che entrano in gioco quando si parla di esami della vista, proprio per questo è bene fare delle dovute distinzioni che possano aiutarci a comprendere meglio ognuno dei ruoli.

L’ottico è il tecnico che, a norma di legge, monta e vende gli occhiali su prescrizione propria o dell’oculista. 

In quanto autorizzato a misurare la vista e ad applicare lenti a contatto, è spesso chiamato anche ottico-optometrista o contattologo.

In questo senso, l’optometrista, termine che ha come significato proprio misuratore della vista, chi si occupa degli esami della vista e delle abilità visive, come l’accomodazione, la convergenza e i movimenti oculari, con esclusione assoluta delle patologie oculari di esclusiva pertinenza dell’oculista.

Attualmente però esistono anche lauree in optometria nelle principali università italiane, dove si approfondiscono gli studi sulla visione.

A cosa serve l’esame del campo visivo?

Si definisce campo visivo l’estensione dello spazio percepita con un occhio quando fissa un punto. Per valutarlo, si fa fissare un punto centrale e si proietta su ogni punto periferico della retina, una piccola luce. Se viene percepita, l’esaminato dovrà schiacciare un pulsante. L’insieme dei punti percepiti fornirà una mappa della sensibilità, e quindi della funzionalità retinica. 

L’esame del campo visivo è indispensabile per poter scoprire la reattività delle zone retiniche, e quindi ad individuare numerose patologie.

Ad esempio, una patologia invalidante molto diffusa, il glaucoma, che  produce un danno alle fibre nervose e quindi a zone della retina che non reagiscono più alla luce, ossia a punti che hanno perso (in parte  o del tutto) la sensibilità con una conseguente riduzione del campo visivo.

Il danno prodotto dal glaucoma (detto “il ladro silenzioso della vista”) è normalmente irreversibile, ma una adeguata terapia, farmacologica o chirurgica, è quasi sempre in grado di arrestarne il decorso. La perdita della funzionalità retinica è tipica di molte gravi malattie oculari, e la campimetria è lo strumento più adeguato per valutarla sin dai primi stadi.

Come si legge e analizza l’esame del campo visivo?

Per effettuare un analisi del campo visivo, si fa guardare una piccola luce centrale dentro una cupola bianca. Si proiettano poi delle piccole luci all’interno della stessa. Se la lucina viene percepita, vuol dire che quella parte periferica della retina corrispondente è efficace, ed allora l’esaminato preme un pulsante che ha in mano.

Testando punto dopo punto si crea una mappa della sensibilità di tutta la retina, e si evidenzia se ci sono zone iposensibili se non addirittura cieche. C’è una zona della retina, dove entra il nervo ottico ed i vasi retinici, che non ha cellule sensibili alla luce, e quindi, quando la lucina viene proiettata su questa zona, non viene percepita (per questo si parla di “macchia cieca”)

Se si va a disegnare il campo visivo di ciascuno di noi si nota pertanto una zona rotondeggiante chiamata macchia cieca.

La macchia cieca è la zona del campo visivo non vedente che non ci accorgiamo di avere perché è compensata dall’elaborazione del cervello. Fisiologicamente corrisponde alla zona della pupilla ottica, ossia la zona di ingresso all’interno del globo oculare del nervo ottico e dei vasi della retina, e dunque priva di recettori luminosi, la quale non ha una posizione centrale, ma è spostata dal centro. Solo al centro del polo posteriore della retina c’è la regione maculare, con all’interno la fovea centrale, che serve alla visione distinta.

I campimetri elettronici stampano una mappa del campo visivo, normalmente i 30° attorno alla fovea centrale, ossia al punto di fissazione. In alcuni casi sono necessarie mappe dei 10° o dei 50° centrali. In queste mappe sono indicate le sensibilità alla luce delle zone retiniche: se sono “normali”, ossia normalmente sensibili alla luce, il punto è bianco, se non è sensibile è rappresentato nero, se la sensibilità è limitata è rappresentato in varie intensità di grigio.

Quando è necessario un esame optometrico?

Quando si vede male da lontano o da vicino, quando ci si sforza leggendo è necessaria una visita optometrica. Se durante l’esame l’optometrista ha il sospetto della presenza di patologia, suggerisce immediatamente una visita oculistica.

A differenza dei paesi anglosassoni, dove esiste la figura del “Dispensing Eyewear“, che monta e vende occhiali da vista e da sole, in Italia l’ottico è anche optometrista, ossia autorizzato a fornire occhiali correttivi su prescrizione propria.

Durante tale visita si effettua il test dell’acutezza visiva, che è una visita che non porta via molto tempo e che non è per nulla invasiva. Consiste essenzialmente  nella lettura di alcune lettere, di dimensioni calibrate, così da poter individuare l’entità della propria vista, espressa in frazioni (decimi) di una acutezza visiva “nomale” (quindi unitaria, equivalente a dieci decimi). 

La misura della acutezza visiva non va confusa con la misura dell’ametropia (miopia, ipermetropia o astigmatismo), che è la determinazione della miglior lente che consente l’acutezza visiva migliore (Ad esempio, ad occhio nudo vedo solo la metà del “normale”, ossia 5/10, ma con una lente da -1,25 diottrie vedo tutto, ossia i 10/10).

In questo caso si noterà:

  • Acutezza visiva (o visus) ad occhio nudo (o naturale) = 5/10
  • Lente correttrice = -1,25 D
  • Acutezza visiva con correzione = 10/10 (normale)

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